HPV anale – Dott. Igor Sirovich | Medico Chirurgo

HPV Anale

L’ HPV è un virus sessualmente trasmesso, per essere precisi è la malattia sessualmente trasmessa più comune al mondo e la sua incidenza è in costante lieve aumento. Fortunatamente la maggior parte dei pazienti contagiati guarisce da solo senza nemmeno sapere di aver contratto il virus; in una piccola percentuale di pazienti invece il virus tende a rimanere in alcune sedi specifiche dell’organismo e, in un numero ancora minore di pazienti, la sua permanenza può portare delle conseguenze che vanno dalle più comuni e conosciute come i condilomi alle più rare ma temibili displasie che possono evolvere fino a dare il carcinoma squamoso con conseguenze temibili. Le sedi dove il virus si può localizzare sono limitate e sono la cervice uterina, il canale anale ed il laringe. Storicamente gli effetti di questo virus sono stati ampiamente studiati in ginecologia infatti colposcopia, screening con il PAP test, vaccinazione ad ampio spettro e trattamenti chirurgici sono entrati nella comune pratica clinica e vengono regolarmente eseguiti sulle pazienti, purtroppo in proctologia ed in otorino si paga un gap culturale di almeno 20 anni per cui molti pazienti sono sfuggiti alla diagnosi precoce ed alla possibilità di eseguire trattamenti mininvasivi. Fortunatamente però l’impegno scientifico in proctologia ci ha portato negli ultimi anni ad evidenziare alcune peculiarità di questa temibile patologia che ci aiutano a dare risposte adeguate ai nostri pazienti: in primis è una patologia che ha dei tempi molto dilatati nella sua evoluzione dando circa 10 – 15 anni tra il contagio e l’eventuale sviluppo del carcinoma, passa attraverso delle tappe prestabilite che sono: contagio – displasia lieve – displasia moderata – displasia severa – carcinoma in situ – carcinoma invasivo, la HRA (colposcopia del canale anale) ci permette di individuare queste lesioni nei loro vari gradi. Fondamentali sono anche gli studi epidemiologici che ci dicono quali sono i pazienti a maggior rischio di avere una infezione di lunga durata e quindi a maggior probabilità di sviluppare displasie: pazienti HIV positivi, pazienti immunodepressi, omosessuali, pazienti che sono già venuti in contatto con HPV dovrebbero essere osservati con maggiore attenzione. Come in tutte le patologie a potenziale oncologico lo screening è la prima arma a nostra disposizione e la più efficace, il poter individuare una displasia iniziale oltre che salvare la vita può permettere trattamenti mininvasivi, un semplice tampone che ci confermi la presenza del virus studiandone il DNA e tipizzandolo è un punto di partenza fondamentale, come d’altronde lo è il PAP test ginecologico; se questo tampone fosse positivo ed il paziente un soggetto a rischio si procede ad una HRA (anoscopia ad alta risoluzione) con biopsia; se la biopsia dovesse confermare la displasia si procede al trattamento completo della displasia.